L’Amministratore di sostegno volontario (AdS) è come un nostromo che guida la nave verso approdi sicuri, navigando insieme al proprio amministrato per seguire con lui (o lei) la rotta della dignità, della tutela dei diritti, di una migliore qualità della vita. Ma anche il marinaio più esperto per giungere alla meta quando la visibilità è scarsa ha bisogno della luce di un faro che gli illumini la via verso il porto sicuro.
ALAS Aps – Associazione Libera Amministratori di Sostegno nasce proprio con quest’obiettivo: essere un luogo protetto per i propri associati. Qui vengono accolti i bisogni, i dubbi, le fatiche di questa particolare attività di volontariato, e qui, condividendo buone prassi ed esperienze, competenze, possono essere offerte soluzioni, o intraprese nuove strade da percorrere.
L’Amministrazione di Sostegno è un volontariato bellissimo che svolgiamo da soli, anche se non siamo mai soli del tutto, perché ci rapportiamo con molte persone. Siamo figure con una buona dose di intraprendenza, e ci muoviamo spesso su terreni poco agevoli. Abbiamo un ampio margine di manovra perché possiamo formulare progetti sui nostri amministrati con la serenità di avere sopra di noi la Giudice Tutelare che autorizza o fissa i parametri entro i quali possiamo agire e, in caso di difficoltà, ci supporta. Poi c’è il servizio di SOStengo che grazie ad avvocati e altri professionisti ci dà consulenza nel caso di problemi che non riusciamo ad affrontare da soli.
ALAS però è qualcosa di diverso. È uno spazio di condivisione e di aiuto è reciproco. Poiché l’amministrazione di sostegno è una forma di volontariato ricca di contenuti che vanno oltre quanto scritto nella legge, e fatta soprattutto di relazione umana tra amministratore e amministrato, come volontari sentivamo il bisogno di avere una realtà tutta nostra dove poter parlare liberamente come in famiglia, portando problemi per i quali a volte basta la voce e la competenza di un amministratore ‘senior’, o idee da sviluppare insieme per migliorare il nostro fare volontariato.
Così Luisa Balboni, presidente di ALAS spiega le ragioni che nel 2017 hanno spinto un gruppo di Amministratori di Sostegno volontari del nostro territorio a dare vita all’Associazione, che oggi conta quasi 30 iscritti, pari a circa la metà degli AdS attivi in tutta la città metropolitana. I soci di ALAS portano avanti un progetto comune di promozione e sviluppo di questo tipo di volontariato.
Tra i risultati più importanti che stiamo raggiungendo come gruppo voglio socializzare la stipula di una polizza assicurativa per tutelare gli amministratori in caso di particolari difficoltà e controversie nelle quali a volte si può incorrere quando si cerca di far valere i diritti del proprio amministrato. E poi ci stiamo impegnando a redigere un codice etico che guidi l’agire volontario. Nostro compito è quello di far sì che i nostri amministrati possano esercitare i loro diritti, ci diamo da fare per sostenere la persona in difficoltà, per valorizzarla nelle sue qualità e nelle sue capacità residue. Non si tratta solo di gestire correttamente le disponibilità patrimoniali come fa il ‘buon padre di famiglia’, ma anche di aprire un corridoio empatico con la persona. Tutto questo porta con sé la necessità di muoversi secondo un’etica forte, che sentiamo il bisogno di condividere e portare a sintesi nero su bianco.
Accanto a queste importanti mete, ALAS svolge un costante lavoro di ascolto attivo dei propri membri per scegliere quali aspetti tecnici e quali temi emergenti approfondire attraverso incontri, seminari, consulenze professionali.
Cerchiamo di portare a minimo comun denominatore le varie questioni che ci toccano. Ad esempio ci è venuto in mente che potesse essere utile capire come funziona il Reddito di cittadinanza, chi può averlo e chi non. Abbiamo chiamato un esperto a parlarne ed è stato utilissimo. Molti amministratori hanno infatti potuto chiedere e ottenere la misura di welfare per i loro amministrati, migliorandone sensibilmente la qualità di vita.
Tutta la formazione ricevuta e l’esperienza accumulata negli anni ci premette come gruppo di sostenere al meglio i nuovi amministratori, accompagnandoli a muovere i primi passi senza troppe paure, con la consapevolezza di essere all’interno di una squadra che gioca insieme.
Sono piccole cose che però fanno la differenza.
Se per missione e per consuetudine un AdS si trova spesso a navigare a vista aggirando ostacoli burocratici, procedurali o relazionali che siano, la pandemia ha da un lato accentuato le difficoltà tecniche da superare, dall’altra ha portato con sé tutto il carico emotivo legato all’impossibilità di mantenere la costanza di un rapporto umano che spesso è vitale per l’amministrato, perché fatto di affetto sincero, attenzione, rispetto. Anche in questo caso ALAS ha cercato di essere un punto di ascolto efficace per scambiarsi informazioni utili, lenire le ansie degli AdS, cercare di dare consigli per affrontare insieme anche questo momento delicato. Chiudiamo allora questo quadro di ALAS con qualche pennellata di luce chiara che Luisa Balboni ha saputo cogliere nella tempesta del Covid.
Un mio amministrato con il quale c’è un rapporto specialissimo ha 28 anni, è di origine senegalese, disabile, non deambula, ama la musica. Ci vedevamo tutti i giorni alle 9 di mattina per l’igiene orale dopo aver fatto una buona e dolce colazione nella struttura dove vive. Poi partenza per il centro diurno dove trascorreva l’intera giornata. E il mercoledì io e mio marito lo accompagnavamo in piscina. Ora è cambiato tutto. La nostra quotidianità improvvisamente bloccata! Non perdiamoci d’animo però. Samba vive in una struttura che ha la fortuna di avere un giardino e un ampio salone con tante finestre dove gli ospiti vivono la loro quotidianità. Tutti i giorni vado davanti alla finestra, vedo Samba davanti alla TV che ascolta musica, busso, lui sa che sono io, fa un urlo di gioia, gira la carrozzina e viene contro il vetro, e così ci salutiamo e ci raccontiamo le nostre cose. Non ci possiamo lavare i denti, ma pazienza, poi con il tempo ci siamo affinati: con il tablet ascoltiamo la musica che preferisce. Non più di 2 o 3 canzoni, ma è più che sufficiente, ci mandiamo un grosso bacione e ci diamo appuntamento per il giorno dopo.
Ora poco alla volta ci stiamo abituando a una nuova normalità e stiamo cercando di correggere di volta in volta la rotta, per continuare a resistere e proteggere le persone più deboli e ai più fragili da questo vento che soffia così forte.