Diventare Amministratore di Sostegno volontario significa costruire una bella storia …

Alla scoperta di un tipo di volontariato che vale la pena conoscere più da vicino

La prima parte dell’anno ci ha imposto la necessità di ripensare e riprogettare stili di vita e abitudini in modo inaspettato, abbiamo avuto un tempo lento di cui riappropriarci, abbiamo probabilmente riflettuto sul senso di tante cose, riorganizzando priorità e valori.  Forse abbiamo fatto buoni propositi per il futuro prossimo. E tra questi potrebbe esserci, magari, una nuova esperienza di volontariato.

Ecco allora un approfondimento suggerito dalla campagna di people raising del progetto SOStengo!, che in questo periodo sta cercando di intercettare cittadine e cittadini potenzialmente interessati a diventare Amministratori di Sostegno volontari. Scrivi una bella storia è lo slogan scelto; abbiamo voluto indagarne il perché.

Perché diventare Amministratore di Sostegno volontario?

L’amministrazione di sostegno è una forma di volontariato particolare, forse non molto conosciuta, ma ricca di caratteristiche e sfumature interessanti che vanno al di là di ciò che è scritto nella legge e di ciò che ci si potrebbe aspettare a un primo impatto.

Abbiamo dunque inetrvistato Luisa Balboni, Presidente di ALAS Aps – Associazione Libera Amministratori di Sostegno, che con grande passione ci ha raccontato la sua personale esperienza di volontariato in questo campo.

Chi è l’Amministratore di Sostegno

La figura dell’Amministratore di sostegno nasce con la Legge nazionale 6 del 2004 e la Legge regionale 24 del 2009 e “ha la finalità di tutelare, con la minore limitazione possibile della capacità di agire, le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell’espletamento delle funzioni della vita quotidiana, mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente” (Art.1 Legge nazionale 6 del 2004).

L’Amministratore di sostegno, viene nominato dal Giudice Tutelare, per svolgere a titolo volontario e gratuito un incarico che mette al centro la persona cosiddetta “fragile” come soggetto portatore di diritti, bisogni e aspirazioni.

Come l’Amministratore di Sostegno volontario costruisce belle storie

Ogni volta che mi capita una nuova amministrazione, la cosa che faccio è quella di cercare di avere un buon rapporto con l’amministrato. Perché se non ho quello non faccio più nulla.
Allora prima di incontrare l’amministrato mi metto in contatto con i Servizi Sociali, i parenti se ne ha, e tutti coloro che possono darmi informazioni utili a conoscere bene la situazione e la persona.

Questa signora originaria di Zocca aveva 88 anni, aveva solo un nipote ed era malata di Alzheimer. Scelsi di andare da sola ad incontrarla. Bussai, la badante mi aprì perché sapeva che sarei arrivata, e mi misi a parlare. Le spiegai chi ero e cosa avrei fatto, e subito mi disse Ah lei è quella che si occuperà dei miei soldi? E io risposi Eh sì sono proprio la signora che si occuperà dei suoi soldi … Anche se in realtà non c’era nulla. Iniziai allora a conoscerla, a chiederle da dove veniva, e poi volutamente ho spostato la discussione su tigelle e crescentine, perché sapevo che aveva lavorato come collaboratrice domestica presso la casa di un avvocato a Bologna, e ho pensato chissà quante tagliatelle e tortellini avrà preparato … Beh, di lì si è aperto un mondo.
Poi questa signora aveva un gatto che amava moltissimo. Quando sono entrata e mi sono seduta lui  mi è venuto in contro, io l’ho accarezzato, e poi mi è venuto in braccio. È stata un’apoteosi: il gatto mi ha accettata così e la signora anche. Poi le ho detto Norina la prossima volta che vengo ti porto un vassoio di tagliatelle fatto da me, e non le dico, sono entrata che ero la signora dei soldi, sono uscita un’ora e mezza dopo che ero La Luisa.
Sono andata lì per circa due anni. Poi è stata ricoverata, sono andata a trovarla alcune volte ed era piuttosto ‘intontita’, ma quando le ho preso la mano e le ho detto Norina sono io, la Luisa, lei ha aperto gli occhi e mi ha sorriso. È stato bello, è stato molto bello.
Quando è morta ho fatto in modo di organizzare un funerale dignitoso, proprio come lo desiderava.

Un’assistente sociale mi chiese se volessi fare da Amministratore di Sostegno alla mamma di una famiglia che considerata la più sfortunata del mio paese. La situazione era davvero drammatica e mai avrei pensato che nel mio piccolo comune, dove grazie a Dio stiamo tutti abbastanza bene, ci fosse per qualcuno una tale condizione di difficoltà. Lei è madre di sette figli, tutti con problematiche. Tre sono in struttura, tre sono in casa e una vive per conto suo negli appartamenti seguiti dai Servizi. Il primo contatto che ho avuto è stato con il figlio che è considerato più in gamba, ma non è stato facile, perché mi ha visto subito come quella persona che gestiva il denaro, mentre invece avrebbe voluto gestirlo da sé. Lì peraltro non c’era denaro, c’era pochissimo.
Ho cercato di parlare molto con lui per sintonizzarmi. Ho capito subito che era un ‘mammone’ e allora gli ho detto Portami a casa tua, fammi conoscere la tua mamma. Sono andata, sono rimasta sconvolta dalla situazione di povertà, dalla casa. Lì insieme alla mamma c’era anche una sorella, autistica. Mi sono resa conto che c’era bisogno di un grande lavoro. Mi sono buttata con tutte le forze per guadagnare la loro simpatia, della ragazza e del fratello. Da parte della mamma è stata immediata. A poco a poco sono riuscita ad occuparmi di tutti, e così del resto mi ha chiesto al giuramento il Giudice tutelare, ma io lo sapevo già. Sono riuscita a portare la mamma a fare delle visite, a farle avere dei presidi medici di cui aveva bisogno e che le spettavano, a farle avere la pensione di reversibilità. Mi sono occupata della salute dei ragazzi e ho cercato di essere al loro fianco, di dirgli Vedetemi come una sorella maggiore, o una zia, come una persona che è solo qua per aiutarvi. Loro questo lo hanno capito. E allora mi hanno aperto la porta, mi hanno accolto. E adesso mi dicono che mi hanno adottato. Quindi ora non sono più io ad avere adottato loro ma loro ad avere adottato me.
Questa famiglia aveva totalizzato 9000 euro di debito perché non riuscivano a pagare l’affitto per una casa che, oltretutto, era una topaia. E anche il Giudice mi aveva chiesto di cercare un modo per portarli via da lì. Pensando e ripensando mi è venuto in mente che quando lavoravo avevo avuto la fortuna di sapere che il titolare della Faac voleva lasciare il denaro ai poveri di Bologna tramite la Chiesa. Mi si è accesa la luce, ho contattato l’allora Vescovo Zuppi spiegandogli la situazione della famiglia e gli ho chiesto la possibilità di sanare il loro debito. Scrivevo Non sono tanto poveri di tasca, ma sono poveri di relazioni esterne, io sono l’unica persona con cui parlano. E hanno questo enorme problema. Il Vescovo ci ha aiutati. Ho sanato il debito. Poi ho trovato loro una nuova soluzione abitativa e ora vivono in un appartamento estremamente dignitoso, al caldo, dove stanno benissimo. Poi sono andata in Comune dal Sindaco e ho detto Il Vescovo ha pagato il debito, io ho trovato la casa, adesso qualcosa lo fate voi e provate a trovare un lavoro per quel figlio che può lavorare. Ci sono riusciti ed ora lui lavora alla Cooperativa sociale La piccola carovana. Questa famiglia, anche dal punto di vista economico, è cambiata dalla sera alla mattina.

Secondo me l’empatia è fondamentale. Questo è un modo come un altro per fare del volontariato di prossimità che dà una soddisfazione enorme. Perché poi si diventa partecipi della famiglia.
Io cerco sempre di andare in contro alle esigenze delle persone di cui mi prendo cura. Come Amministratore di Sostegno volontario non mi posso fermare alla semplice gestione del denaro. Io devo occuparmi di tante altre situazioni, devo accertarmi che queste persone conducano una vita dignitosa. Bisogna cercare di capire, di mettersi nei panni dell’amministrato, per riuscire ad afferrare quali siano i suoi bisogni, i suoi desideri anche. Se un Amministratore di Sostegno volontario si ferma alla sola gestione del denaro è finita, si perde quel valore in più che risiede nella scelta volontaria.

Ogni Amministratore di Sostegno ha delle belle storie da raccontare. Sono storie semplici, di vita vissuta così, ma sono davvero belle.

Il valore aggiunto di un Amministratore di Sostegno volontario

Questo tipo di volontariato richiede una spinta, altrimenti rimane una cosa arida. È un volontariato coinvolgente da matti. Aiutando le persone a risolvere alcuni dei loro problemi sai che rendi loro davvero un servizio utile. Certo non è semplice, ma è estremamente gratificante. E possono nascere anche amicizie belle.
Gli Amministratori di Sostegno volontari sono sognatori capaci di tornare con i piedi per terra.
Bisogna pensare, pensare in grande, a volte anche sognare, immaginare, fare progetti per i nostri amministrati, per farli stare bene. Poi i progetti bisogna saperli tradurre in pratica.
Per fare questo bisogna essere anche molto concreti e molto energici a volte
. Quando ti rivolgi ai vari uffici ti rendi conto in effetti che la figura dell’Amministratore di Sostegno non sempre è così conosciuta. E nostro compito è quello di far sì che i nostri amministrati possano esercitare i loro diritti. È anche vero che quando dall’altra parte capiscono che tu non sei un familiare, ma ti dai da fare per sostenere il diritto della persona in difficoltà molte porte poi si aprono, le prospettive cambiano e cambia la valorizzazione della persona.
In quella famiglia vivevano con 380€ al mese in 4. Se mi fossi semplicemente limitata a portare loro la pensione una volta al mese, avrei già assolto comunque al mio compito. Ma l’Amministratore di Sostegno volontario fa di più. Ho cercato di analizzare la situazione e di far stare bene tutti. Il volontario deve avere qualcosa in più, deve attivare relazioni positive. E mi creda, la richiesta di relazioni è sempre più alta.

Non si tratta solo di gestire correttamente le disponibilità di una persona come fa il “buon padre di famiglia”. È molto di più: in un epoca dove ci sono sempre più solitudine e povertà di relazioni, l’Amministratore di Sostegno volontario è una persona che ha voglia di aprire un corridoio empatico con altre persone.

Una rete a sostegno dell’Amministratore di Sostegno volontario

Questo è un volontariato che svolgiamo da soli, anche se soli non lo si è del tutto, perché ci si deve poi rapportare con molte persone. Quindi non si deve pensare di dover essere asociali, al contrario bisogna essere molto sociali. E non bisogna spaventarsi.
Si ha un margine di manovra molto ampio perché, come spiegavo, possiamo pensare e fare progetti sui nostri amministrati e possiamo farlo con una certa serenità. Infatti sopra di noi c’è il Giudice Tutelare che autorizza o fissa i parametri entro i quali possiamo agire e, in caso di difficoltà, ci supporta. Molte volte ad esempio è anche un supporto nei confronti di certi familiari possono non essere in linea su come noi pensiamo di gestire il denaro dell’amministrato.
Oltre al Giudice c’è il servizio di SOStengo che grazie ad avvocati e altre figure professionali dà consulenza nel caso in cui ci sia un problema che non si sa bene come affrontare o una cosa che non si sa fare. Ci vuole un po’ di intraprendenza ma poi i supporti ci sono.
E poi c’è ALAS, l’Associazione di cui sono presidente e che, al fianco di SOStengo, cerca di supportare gli Amministratori di Sostegno iscritti, specialmente i nuovi, con scambio di esperienze, condivisione, la redazione di un codice etico e, stiamo raggiungendo ora l’obiettivo, con un’assicurazione specifica per il nostro tipo di volontariato.

Per informazioni:

Visita la pagina dedicata
Chiama lo 051 5288537
Invia una mail a sostengo@cittametropolitana.bo.it
Progetto SOStengo

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