Da venerdì 21 a domenica 23 giugno 2019 il Centro sociale “La Stalla” di Imola ospiterà In viaggio verso infiniti orizzonti, la festa che celebra i 20 anni dell’Associazione Il Ponte Azzurro Onlus. All’evento parteciperanno oltre 30 associazioni cittadine e oltre 100 volontari, con un programma si preannuncia davvero ricco: attività per grandi e piccini, laboratori creativi, spettacoli musicali, teatrali, di poesia, racconti, una raccolta solidale, mercatini etici ed etnici, una mostra fotografica, stand gastronomici e soprattutto tanta voglia di fare e sentirsi comunità.
Se c’è una cosa che colpisce è l’idea di aprire le celebrazioni per il compleanno di un’associazione a tutto il mondo del non profit locale. Aggregare, condividere, conoscersi. Per stare insieme, per ricordare insieme, per costruire insieme, per vivere meglio insieme. Abbiamo invitato tutte le associazioni della Consulta del volontariato – racconta Laura Galeotto, fondatrice e presidente dell’associazione -, e molte di esse hanno aderito. Abbiamo invitato anche tante altre associazioni con cui abbiamo collaborato, collaboriamo o pensiamo di collaborare in futuro. Avere insieme tante realtà diverse che hanno risposto positivamente al nostro invito è la cosa più bella che potesse accadere. Questa grande partecipazione è la punta di diamante della festa. Un grazie speciale va certamente al Centro sociale “La Stalla” che rende possibile questo sogno di ritrovarci tutti uniti.
L’idea che muove questo evento è chiara e rispecchia pienamente il carattere dell’Associazione. Galeotto ne parla definendo la festa come sogno, utopia, ideali. Poi prosegue: c’è una frase di De André che mi risuona di continuo e che ho impressa dal 1999, l’anno in cui noi siamo partiti con tutto, e l’anno in cui lui è mancato. Lui diceva <<l’uomo che non vive di sogni di ideali di utopie è come una bestia, un cinghiale laureato in Matematica pura>>. Io non volevo essere così e questa frase mi ha dato l’input a impegnarmi e proseguire. E in questo viaggio ho avuto la fortuna di incontrare sempre le persone giuste al momento giusto.
Per comprendere meglio il senso profondo della condivisione nella storia ventennale dell’Associazione è opportuno ripercorrerne alcune tappe fondamentali.

Disegno di Elena, bimba di una scuola materna imolese, per i piccoli Kosovari rifugiati
Il Ponte Azzurro nasce nella primavera del 1999 per aiutare i bambini del Kosovo, vittime della guerra che era in corso. Conoscevo il dirigente medico nei campi profughi in Albania – racconta Galeotto –. Una giornalista della nostra città lo intervistò chiedendogli che cosa gli Imolesi avrebbero potuto fare per dare una mano. Lui rispose che i bambini dei campi profughi sarebbero stati i malati di domani perché non avevano calzature adeguate a quella situazione. Suggerì di inviare degli stivaletti di gomma. Contattai così la giornalista e in soli quattro giorni decidemmo come organizzare la raccolta e fondammo l’associazione, condizione necessaria per poter portare un aiuto. Allora eravamo il Comitato Il Ponte Azzurro. L’ANPAS regionale si occupò della nostra spedizione, perché forniva le garanzie di una scorta militare per raggiungere la destinazione. Riuscimmo a recapitare i 1100 stivaletti raccolti attraverso donazione diretta o acquistati con le donazioni ricevute.
Con la seconda spedizione organizzammo una cosa molto carina. Tra i beni che inviammo per l’infanzia c’era un pacco di quaderni. Ognuno aveva un frontespizio disegnato da un bambino di una scuola imolese che aveva partecipato alla raccolta. Avevo chiesto un riscontro dal campo profughi, perché alcuni bambini erano un po’ dubbiosi sul buon esito della donazione a causa di quel che si diceva della Missione Arcobaleno. Tornò però un faldone pieno di disegni realizzati dai piccoli profughi e i bambini ne furono entusiasti.

Disegno di Joylen, alunna della scuola della Casa della Speranza in Kenya
Finita l’emergenza del Kosovo l’associazione si chiese se chiudere o andare avanti. Il ‘ponte azzurro’ verso un’infanzia che andava in qualche modo protetta, sostenuta e accompagnata aveva funzionato. Tanto bastava per decidere di non mollare. Verso la fine del 2000, dopo circa un anno di preparazione, i volontari avviarono un progetto nel reparto di Pediatria dell’ospedale di Imola, tutt’ora in corso.
Nel 2003 ci fu il primo cambio di statuto e il passaggio da Comitato ad Associazione di volontariato.
Poi, nel 2005, la svolta – come la definisce Galeotto -, cioè il corso di formazione per clown di corsia, al quale seguirono tante altre occasioni di formazione. Con quel corso entrarono tanti ragazzi, acquisimmo un modo nuovo di fare la nostra attività e la comprensione che il nostro lavoro poteva essere esportato ad altri contesti. Da lì l’idea di andare oltre … Abbiamo così iniziato ad andare nelle case di riposo per persone anziane e, soprattutto, abbiamo ‘adottato’ la Comunità Il Sorriso di Fontanelice, dove si trovano ragazze, spesso mamme, che stanno affrontando dei percorsi per liberarsi da una dipendenza. Lì, a differenza del reparto di Pediatria, le persone le vediamo per periodi piuttosto lunghi e c’è il tempo di instaurare relazioni che possono durare anche dopo l’uscita dalla comunità.
Intanto, nel 2006, l’associazione aggiornò di nuovo lo statuto per migliorare la capacità e possibilità di cooperare con altri soggetti e, nello specifico, per partecipare a una progettazione di rete che comprendesse anche le attività a favore della disabilità. Spiega la Presidente: abbiamo cambiato più volte lo statuto per fare rete con altre realtà. Per poter dare e condividere altri sorrisi. Ne è sempre valsa la pena.
Nel 2009 i volontari prestarono servizio all’Aquila e poi nel 2012 a Mirandola, per sostenere i bambini e le persone terremotate. È stato un impegno intenso e davvero ricco di emozioni, dove la partecipazione delle persone è aumentata esponenzialmente.
E poi tra le numerose attività non si può non menzionare il sostegno ad alcune opere missionarie, tra cui ‘l’adozione’ delle alunne della scuola che si trova presso la Casa della Speranza in Kenya, dove sono ospitate circa sessanta bambine affette da AIDS alle quali l’Associazione vuole garantire l’istruzione.
Tornando ad oggi, la festa così concepita vuole essere metafora di un viaggio verso infiniti orizzonti, come recita il titolo. Proprio per questo tra le diverse proposte in programma che ne sono alcune che faranno un po’ da filo conduttore per raccontare i tanti viaggi delle diverse realtà e persone che in questi 20 anni hanno incrociato il cammino de Il Ponte Azzurro. Ecco allora che ogni sera ci saranno narratori e narratrici per raccontare la propria storia, e ogni giorno sarà possibile visitare la mostra fotografica che raccoglie scatti di viaggi, intesi come percorsi, raggiungimento di mete, migrazioni, missioni, cambiamenti, vita.
Per informazioni:
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