VOLABO apre una conversazione con CSVnet e la sua nuova presidente, Chiara Tommasini, sui grandi temi che si prospettano al sistema dei CSV e al volontariato: la ripresa dopo la crisi connessa alla pandemia, l’attuazione della Riforma del Terzo Settore, la co-progettazione nelle politiche di welfare locali e, non da ultimo, la questione di genere sollevata dalla nominadi una donna, la prima, alla presidenza dell’associazione nazionale dei CSV.
La valorizzazione delle differenze
A parte il fatto che CSVnet ha avuto solo due presidenti prima di me e questo fa pensare e sperare che io non rimanga l’unica donna a rivestire questa carica, mi fa molto piacere essere stata identificata come presidente di CSVnet, naturalmente, così come mi fa molto piacere essere la prima donna a rivestire questo ruolo.
D’altra parte è anche vero che io credo e spero di non essere stata eletta perché sono una donna e basta, ma piuttosto per la mia esperienza e il mio contributo nei tre anni di vicepresidenza nella costruzione di un sistema italiano dei CSV grazie a un lavoro mirato di relazione con la base sociale di CSVnet così come con la governance nazionale.
Questo lo dico per chiarire che per me la parità di genere non va solo predicata ma va agita e questo vuol dire considerare e valutare sempre i contributi concreti di entrambi i generi alla partecipazione civile.
Detto questo rimane vero che nel mondo del volontariato nonostante la presenza femminile sia molto elevata, le donne spesso non raggiungono i ruoli apicali e questo è un aspetto che dovremmo curare di più, a cui dovremmo certamente dedicare la nostra attenzione al fine di trovare formule non solo innovative ma anche evolutive della stessa solidarietà.
Da questo punto di vista io penso che il rilancio di questo paese passi senz’altro dalla partecipazione delle donne ma che il cambiamento reale e sostenibile di cui abbiamo bisogno passi e dipenda imprescindibilmente dalla capacità che avremo di creare ponti tra generi, così come tra generazioni, culture e, più in generale, tra le differenze che ci identificano e ci appartengono.
È il momento di liberare le energie del volontariato
Il sistema dei CSV è ampiamente riconosciuto dalla Riforma che gli assegna un ruolo di grande responsabilità nel Terzo Settore. Abbiamo attraversato la fase di accreditamento e stiamo accompagnando le nostre associazioni nel percorso, non privo di difficoltà, di adeguamento alla nuova normativa.
Superata la fase formale, ora ci possiamo concentrare sulla sostanza della Riforma e rendere concreta la parola “innovazione”. È giunto il momento di liberare le energie del volontariato e passare a una azione solidale rinnovata e rinvigorita.
Le estreme ed impreviste contingenze connesse alla pandemia in cui ci siamo trovati negli ultimi due anni e l’adeguamento amministrativo alla Riforma non hanno inibito il nostro volontariato. Dopo un primo naturale smarrimento, le volontarie e i volontari si sono rimboccati le maniche e hanno prontamente individuato nuove forme di intervento.
Io credo che in queste circostanze il volontariato abbia imparato un po’ per forza, un po’ per scelta ad essere diverso, ad essere aperto a nuove e opportune alleanze per un bene che sia veramente collettivo. È una lezione che abbiamo imparato e che non dobbiamo lasciare andare.
Per come sono andate le cose in emergenza, ormai è chiaro che il volontariato è un sistema che “pensa” e sa trovare soluzioni. È quindi opportuno e favorevole per tutti che sieda al tavolo insieme a chi decide come ci suggeriscono le linee guida ministeriali sul rapporto tra il pubblico e il privato sociale.
Una partecipazione equa alle politiche di welfare
Da questo punto di vista credo che sia fondamentale ritornare a lavorare sulle relazioni e le collaborazioni in un modo nuovo che riesca a traghettarci verso una partecipazione equa alle politiche di welfare in cui siano rispettate e valorizzate le reciproche differenze, appartenenze, ruoli e funzioni e competenze, storie, contributi…Oltre a percorsi ed esperienze formative e informative in questo senso,
credo che si debba iniziare a pensare diversamente, a condividere una nuova visione di governo della comunità che ci permetta di passare dall’analogia dell’ “arena pubblica” a quella dell’ecosistema in qui convivono in maniera equilibrata e reciproca diversi microcosmi.
Quella delle relazioni è una strada sicuramente più lunga, che prenderà molta energia e che non esclude anche una certa qualità di conflitto, nel senso più evolutivo e generativo di “dialettica”. Ma è l’unico modo in cui garantire una nuova partecipazione civile in cui tutti sono nelle condizioni di dare il proprio contributo partendo dal proprio posto nella comunità.
E in più occasioni il Terzo Settore ha dimostrato certamente di avere un ricco patrimonio di pratiche relazionali innovative e di essere pronto a condividerlo e a metterlo a servizio dell’intera comunità.
I CSV: fare bene, consolidare ed evolvere
Il sistema dei CSV può assumere un ruolo importante nell’individuare pratiche e strumenti di partecipazione civile equa alla co-costruzione di politiche di welfare. In questo senso abbiamo rilanciato in diversi contesti la necessità di diventare una piattaforma collaborativa e culturale di pratiche di volontariato in un’ottica di co-progettazione. A me piace molto quest’idea perché tiene insieme un sistema nazionale dei CSV ma anche l’eterogeneità territoriale. E mi piace l’idea dell’integrazione delle diverse esperienze locali che si allontana dal proporre ricette per tutti ma piuttosto tiene aperto lo scambio, la condivisione, il confronto. E non parliamo di uno scambio di soluzioni ma piuttosto dei più svariati processi per raggiungere una soluzione.
Insieme i CSV possono rivelarsi una forza reale di sviluppo e facilitazione del cambiamento grazie alla prossimità con le singole realtà locali.
Il titolo del mio intervento al primo Consiglio Direttivo come presidente è Fare bene, consolidare ed evolvere proprio nel senso del consolidamento di ciò che siamo stati capaci di diventare e fare bene ma anche “evolvere” nel suo senso più originario di “proseguire oltre” in un percorso di continuità col passato ma anche di emancipazione di nuove energie, pratiche, condivisioni.