L’Università del Volontariato ha il merito e l’intento di aprire il volontariato al mondo della formazione, introducendo l’idea dell’importanza della condivisione di esperienze e pratiche in questo ambito, e rappresenta il momento di inizio di una riflessione necessaria su come il volontariato produca effetti in termini di benessere per il singolo e la comunità.
Di questo tema si è discusso in occasione dell’evento di chiusura del primo anno di Università del Volontariato, che si è tenuto il 9 marzo. Elemento centrale del mondo del volontariato –afferma Bruna Zani, docente di Teoria e metodi di Psicologia di Comunità presso l’Università di Bologna – è la condivisione, che attiva un processo di empowerment che non riguarda solo il singolo, ma funziona anche a livello di organizzazioni e a livello sociale.
“La condivisione – sostiene Zani, che all’interno di UniVol ha condotto diversi momenti di riflessione sul rapporto partecipazione – empowerment – rappresenta ormai un tema di così ampio dibattito al punto che attorno a essa si sono sviluppati diversi filoni di studio. Si parla ad esempio di filosofia della condivisione, cioè un pensiero che vuole ribaltare la visione dominante che collega il profitto a una dimensione unicamente monetaria, e non ad altre – come avviene nel volontariato – dove tutti gli attori coinvolti portano a casa moltissimo, anche se non in termini materiali. C’è poi la pedagogia della condivisione, cioè la visione importantissima che la condivisione non sia qualcosa di innato ma che si possa insegnare, e l’economia della condivisione, che ha ribaltato i parametri dell’economia tradizionale, che non sono più considerati sostenibili”.
Tutti queste nuove discipline dimostrano l’importanza di cambiare registro e porre al centro delle relazioni sociali elementi come la condivisione e la reciprocità. Sono questi aspetti che riguardano direttamente anche il mondo della comunicazione, come sostiene Pina Lalli, docente di Sociologia della comunicazione presso l’Università di Bologna, anche lei intervenuta nel corso dell’evento del 9 marzo. In questo senso la comunicazione va intesa appunto come tentativo di condivisione, di costruzione comune di significati senza il quale le persone non riuscirebbero a capirsi.
“Nelle esperienze di volontariato – continua Lalli, che all’interno di UniVol ha tratta il tema della relazione del volontariato con la comunicazione e il racconto di sé – si scopre spesso che le persone nelle loro relazioni fanno lo sforzo di comunicare andando al di là dello stereotipo e del pregiudizio, per scoprire qualcosa di più profondo e allargare il proprio orizzonte conoscitivo. Spesso questa condivisione è molto fragile e precaria, ma comunque estremamente efficace negli effetti che può avere. La costruzione comune di significato trae la sua forza dalla capacità di stabilire una relazione reciproca, di guardarsi l’uno dal punto di vista dell’altro, e per fare ciò abbiamo bisogno di fidarci dell’altro. La condivisione non sarebbe possibile senza la fiducia reciproca”.
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