Nel 2020, all’interno del convegno all’Arena del Sole di Bologna “Il teatro diffuso. Esperienze di teatro nella salute mentale in Italia” ci si pose una domanda: ma questa magia – che lega così tante organizzazioni, porta ben-essere e ben-stare, genera comunità e attrae pubblici diversi – è una magia che capita solo nella nostra regione, o c’è anche altrove?
Cinzia Migani – Direttrice di VOLABO
Da questo interrogativo e dall’intenzione di avviare un percorso di definizione del “Progetto di Rete Nazionale dei Teatri di Salute Mentale” emersa durante l’evento del 2020, è nata l’idea di una ricerca che consentisse di mappare le realtà di terzo settore che nel nostro paese si occupano di teatro nell’ambito della salute mentale.
La prima fase dell’indagine, condotta nel 2021 e pubblicata a maggio 2022, aveva come obiettivo principale quello di capire l’interesse a livello nazionale su teatro e salute mentale a partire da uno sguardo sulle organizzazioni del terzo settore e dalle informazioni note ai Centri di Servizio per il Volontariato e ai Dipartimenti di Salute Mentale diffusi sul territorio nazionale.
La seconda fase di ricerca, condotta nel 2022 e pubblicata in occasione di questo articolo, si è posta due obiettivi strategici: completare la mappatura delle esperienze promosse sul territorio nazionale iniziata nella prima fase e approfondire le caratteristiche dei progetti di teatro e salute mentale segnalati nel corso dell’indagine.
Con la prima e la seconda rilevazione sono stati raccolti complessivamente 58 questionari compilati da 41 aziende sanitarie provenienti da tutte le regioni italiane – escluse Abruzzo, Calabria e Valle D’Aosta – e dalle 2 province autonome. A questi si aggiungono i dati forniti da 36 Centri di Servizio per il Volontariato, che hanno segnalato 182 soggetti del terzo settore impegnati nell’ambito del teatro e la salute mentale.
L’utilizzo del questionario è stato funzionale non solo a raccogliere dei dati quantitativi, ma anche a fare la selezione dei temi su cui effettuare gli approfondimenti qualitativi attraverso focus group e a individuare dei soggetti da invitare a tali focus, scelti sulla base delle esperienze riferite e in linea con gli obiettivi di ricerca.
Dai 4 focus group realizzati, che hanno coinvolto complessivamente 38 persone (operatori della salute mentale e della cultura, responsabili di CSV) di 8 regioni (Emilia-Romagna, Lombardia, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Veneto) e 1 provincia autonoma (Trento), sono emerse indicazioni molto interessanti, tra i quali
- la presenza di diversi modelli di organizzazione, intervento e relazione che originano dal contesto specifico
- la condivisione dell’importanza del teatro sia come strumento terapeutico, abilitante e riabilitante, sia come strumento che promuove benessere nella comunità e con la comunità, che concorre al cambiamento sociale e contribuisce ad abbattere lo stigma e i pregiudizi nei confronti del disagio psichico
- la necessità di trovare strade per dare continuità alle esperienze senza dipendere dal cambio dei vertici o da situazioni di scarso dialogo tra sociale e sanitario
- la consapevolezza che la vivacità dell’esperienza teatrale è spesso legata alla vivacità degli operatori, alle loro visioni, alle loro capacità di attivare connessioni, nonché a un servizio che “ci creda”
- l’importanza dei legami di rete, del dialogo e il coinvolgimento di soggetti diversi (non solo l’azienda sanitaria, ma anche gli enti locali, la Regione, le istituzioni della cultura) nella promozione, valorizzazione e nel sostegno ai progetti
- la consapevolezza che “fare” è possibile, che l’alleanza tra arte e cultura mette in circolo energie, attiva risorse e competenze in grado di trasformare persone e contesti, che la messa a sistema dei diversi percorsi consente di acquisire forza “politica” e potenzialità di azione per produrre benessere individuale e sociale.
Quanto emerso dalla ricerca condotta sino a oggi costituisce un terreno fertile per proseguire il cammino di composizione di una rete nazionale dei teatri della salute.