Da 26 anni l’organizzazione di volontariato SOKOS garantisce assistenza sanitaria gratuita alle persone che non hanno accesso al sistema sanitario nazionale per motivi giuridici, amministrativi, sociali o economici. Dalla scorsa estate, grazie a un bando regionale, l’associazione ha avviato anche un ambulatorio odontoiatrico. In pochi mesi, i 4 dentisti volontari hanno offerto gratuitamente 100 visite a 40 pazienti.
Corrado Fini, presidente di SOKOS ci spiega che “le cure odontoiatriche sono considerate di secondaria importanza per la salute della persona infatti sono, per la stragrande maggioranza, di appannaggio privato quindi doppiamente inaccessibili per i nostri pazienti. In realtà questo tipo di patologie sono molto diffuse tra le persone che vivono in condizioni di marginalità e possono avere anche conseguenze cliniche molto gravi”. “La Regione Emilia Romagna finanzia il progetto per un anno” aggiunge la direttrice sanitaria di SOKOS, Natalia Ciccariello, “ma per noi è importante riuscire a offrire ordinariamente visite, interventi e protesi odontoiatriche. Il nostro sogno è quello di proseguire oltre il primo anno grazie a una rete solidale di dentisti che concedano prestazioni professionali pro bono ”.
Sokos è formata da volontarie e volontari che forniscono cure, assistenza, protezione e tutela alle persone che per condizioni economiche, sociali, culturali o personali non possono o non riescono ad accedere al Sistema Sanitario Nazionale.
L’associazione offre visite di medicina di base e specialistiche, tra cui ginecologia, dermatologia, fisiatria, psicologia, neurologia, psichiatria, nefrologia, ortopedia, chirurgia vascolare. In convenzione con ANT, da diversi anni, è attivo un efficace servizio di prevenzione e screening di ginecologia oncologica. È disponibile anche un laboratorio per le analisi di base del sangue e una piccola farmacia che viene periodicamente rifornita grazie a donazioni private e al servizio di raccolta farmaci dell’Ospedale Maggiore, del Banco Farmaceutico e di Last minute Market.
La strumentazione per le visite specialistiche è tutta di proprietà dell’associazione ossia acquistata con fondi privati dei soci. Grazie a una convenzione con l’AUSL di Bologna sono coperte le spese di gestione delle attività. La sede, invece, è fornita dal Comune di Bologna ad uso gratuito.
I pazienti SOKOS che arrivano perlopiù grazie al passaparola, vengono accreditati alla prima visita presso il medico di base dallo staff all’accoglienza. Sarà poi il medico di base a valutare l’opportunità di presa in carico. C’è un regolare invio da parte del Pronto Soccorso ospedaliero contestuale alle dimissioni e, per quanto riguarda l’odontoiatria, da parte dell’Istituto Beretta. Normalmente SOKOS accoglie anche persone accompagnate dai servizi sociali o altre associazioni umanitarie.
Gli interventi SOKOS vanno oltre la semplice cura della malattia mirando a contribuire al benessere psicologico, fisico e sociale della persona.
Natalia Ciccariello ci racconta cosa rende SOKOS un poliambulatorio di eccezione: “Dedichiamo molta attenzione e considerazione al paziente nel primo colloquio e nelle successive visite perché il nostro principale obiettivo è creare una relazione di fiducia con queste persone che per la città e le sue istituzioni sono sempre state invisibili. Il colloquio con il medico di base risponde al bisogno del paziente di essere riconosciuto degno di tempo, ascolto e di cura. In questo senso il nostro lavoro principale è quello di legittimare una esistenza e una presenza normalmente negate a livello civile e amministrativo.”.
“Abbiamo anche a che fare con differenze culturali che intervengono in maniera dirimente sia sulla diagnosi che sulla cura per questo ci siamo dotati di un servizio di mediazione culturale e ci aggiorniamo periodicamente grazie a una rete nazionale di medicina delle migrazioni”, ci dice Corrado Fini. “In alcune culture c’è una idea magica e rituale molto radicata della medicina e della guarigione. In queste situazioni per i medici di SOKOS diventa prioritario fare una corretta interpretazione dei sintomi e una adeguata comunicazione della terapia”.
“Un altro aspetto che distingue la relazione medico-paziente qui a SOKOS è la paura di ammalarsi che il paziente porta con sé in visita e per tutta la terapia”, continua Ciccariello. “Essere ammalato\a in un paese estraneo, senza poter lavorare, senza alcun supporto al di fuori di se stessi è una condizione che terrorizza e che si rifugge spesso a scapito della salute. Per contenere queste derive SOKOS lavora molto con il paziente per ricreare una sensazione di protezione, sicurezza e fiducia sulla cui base avviare un percorso di cura efficace. Per esempio in caso di patologie osteoarticolari, le più frequenti a causa delle condizioni di vita provanti o di attività lavorative molto faticose, non si possono certo prescrivere riposo, immobilità, astensione dai lavori pesanti o le terme. Per questo abbiamo previsto un servizio di terapia del dolore che viene frequentato con molta dedizione e costanza perché dà al paziente il sollievo fisico e nello stesso tempo il sollievo morale di non dovere smettere di lavorare”
“Ho vissuto per due anni e mezzo sperando che mio figlio non si ammalasse” a raccontarsi è Violetta che dopo essere stata paziente di Sokos ha deciso di diventarne volontaria e mediatrice professionista.
Avevo un problema di salute che nel mio paese non ero riuscita a risolvere. I sintomi si stavano aggravando quindi ho deciso di venire in Italia a curarmi. Non sapevo però che senza tessera sanitaria non avrei avuto la possibilità di accedere ai servizi ospedalieri pubblici. Dopo diversi tentativi falliti presso medici privati e pronto soccorso, mi sono rivolta a SOKOS di cui avevo sentito parlare qualche anno prima durante il mio primo soggiorno a Bologna. Ero preoccupata per la mia salute ma anche per il mio lavoro perché oltre a me avevo mio figlio a cui pensare e i miei genitori. Nello stesso tempo ero anche piena di rabbia e frustrazione per tutte le porte sbattute in faccia e le strade senza uscita in cui mi ero ritrovata senza riuscire a trovare una soluzione nonostante il mio impegno e la mia determinazione. Incontrare Sokos per me è stato un sogno: hanno ascoltato la mia storia , mi hanno visitato e aiutato ad ottenere l’STP (ndr. iscrizione al sistema sanitario per Stranieri Temporaneamente Presenti) per poi inviarmi in ospedale per un intervento. Nel giro di poche settimane sono tornata alla mia vita e ai miei progetti.
Dopo avere risolto questo problema ho potuto mandare avanti la richiesta di soggiorno, ricominciare a lavorare e, soprattutto, ho potuto fare venire mio figlio a vivere con me. Prima di riuscire ad ottenere il permesso di soggiorno sono passati due anni e mezzo. In questo periodo non potevamo avere l’STP e neanche la tessera sanitaria. Per due anni e mezzo ho pregato Dio che mio figlio stesse bene, che non succedesse niente…mi sembrava di impazzire…
“Esiste un grosso corto circuito burocratico legato all’STP (vedi box informativo a fianco) ossia la tessera sanitaria per stranieri irregolari e senza residenza”, ci chiarisce Ciccariello. “Il titolare di STP per iscriversi al collocamento e trovare lavoro deve dichiarare una residenza cosa che porta di conseguenza a perdere l’STP. Solo se e quando trova una occupazione acquisisce la tessera sanitaria che però gli viene revocata al termine del contratto di lavoro. In questa situazione, purtroppo molto frequente, la persona ha una residenza, perlomeno dichiarata, quindi non può avere l’STP ma, allo stesso tempo, non può avere nemmeno la tessera sanitaria perché non ha un lavoro”. “Alle persone che si trovano in questo limbo noi possiamo comunque dare assistenza visto che la legge prevede la possibilità di ricevere cure indifferibili urgenti e necessarie, ma rimane comunque il grosso problema di non poter prescrivere loro esami specialistici presso il Sistema Sanitario Nazionale come per esempio una TAC” conclude Fini.
Ma in uno dei pochissimi paesi con un Sistema Sanitario Nazionale pubblico, chi e quante sono le persone che non hanno accesso alle cure? Secondo l’ultima rilevazione Istat, commentata da Michele Bocci su la Repubblica del 4 marzo del 2019, le persone che nel 2018 hanno rinunciato a esami o cure mediche a causa di problemi economici sono 3 milioni e 657 mila. Se si prendono in considerazione le cure odontoiatriche il numero sale a 4 milioni e 125 mila. Presso la Fondazione Banco Farmaceutico i dati sono altrettanto sconfortanti: in un anno si sono rivolte ai punti raccolta 539 mila persone che per la maggior parte sono fuori da qualunque sistema di protezione sociale. (Liste d’attesa e famiglie senza soldi. Quattro milioni di italiani non si curano, di Michele Bocci, la Repubblica, 4 marzo 2019, pag. 15).
Se accostiamo i dati dei servizi offerti da SOKOS nel 2018 e le analisi più aggiornate relative all’assistenza sanitaria nazionale si delinea una stretta interdipendenza tra la salute individuale e la giustizia sociale questo perché proprio chi è esposto a un maggiore rischio di ammalarsi a causa di condizioni di vita e lavoro più dure e degradate, non ha facile accesso alle cure. Le più alte autorità sanitarie dichiarano che la povertà causa problemi di salute e che le politiche di salute pubblica dovrebbero partire dall’accesso ai diritti fondamentali come l’iscrizione anagrafica, la casa, il lavoro e l’integrazione sociale. Si parla ufficialmente di “malattie della povertà” e della necessità di contrastare le disuguaglianze nell’accesso al sistema sanitario basate sullo status giuridico o economico o socioculturale della persona.
Flavia Bustreo sull’Huffington Post ricorda che il diritto alla salute è un diritto costituzionale alla cui realizzazione sono protesi i diritti fondamentali della persona e in questo senso la tutela della salute è uno strumento di elevazione della dignità sociale dell’individuo (Parlare di salute per parlare di diritti, Huffington Post, 23 luglio 2018).
Ecco perché andare dal dentista diventa una storia straordinaria quando a raccontarlo è un paziente di SOKOS. Perché da quasi 30 anni un gruppo di cittadini dedica volontariamente la propria professionalità e intelligenza civile a garantire il pieno sviluppo della dignità della persona laddove esistono condizioni di ordine giuridico, economico e sociale che la negano e ostacolano. SOKOS è una straordinaria storia di volontariato.