Un ritratto della qualità di vita delle donne imolesi a cura di “Per Le Donne” di Imola

Nell’ambito del progetto "Dal focolare al mondo" finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, Per Le Donne ha condotto una ricerca sulla qualità della vita delle donne lavoratrici nel circondario imolese. Le curatrici ne hanno presentato i risultati in anteprima a VOLABO.

Donna, 44 anni, impiegata full time a tempo indeterminato, coniugata con figli, con una disponibilità economica appena sufficiente. Segni particolari: stressatissima. Le manca: il tempo di fare tutto ciò che deve fare, la collaborazione del partner all’organizzazione famigliare, la flessibilità lavorativa, la sicurezza economica, dei servizi alla persona che mettano al centro la donna e le sue reali difficoltà quotidiane e, per ultimo ma non meno importante, una comunità a cui potersi affidare e da cui sentirsi sostenuta.

È questo il profilo che emerge dalla media delle risposte delle 219 donne che hanno aderito all’iniziativa di Per Le Donne: un questionario on line di 21 domande volte a capire cosa ostacola l’armonia tra la vita lavorativa e la vita privata delle lavoratrici nel Nuovo Comprensorio Imolese. “Il nostro obiettivo è mettere in luce i bisogni più sentiti per poi proporre soluzioni concrete e di facile accesso basate sulla mobilitazione di una rete locale di volontariato e mutuo-aiuto”, ci spiega Franca Poggi del gruppo territoriale della vallata del circondario imolese di Per Le Donne. “Siamo determinate a fare tesoro delle voci di queste 219 donne per intervenire localmente con pratiche di volontariato che partono dal “piccolo”, pensiamo a un condominio per esempio, capaci di rigenerare relazioni di fiducia e sostegno e restituire benessere alle persone e alla comunità. Il punto è che siamo tutti molto chiusi, nelle nostre case così come nelle nostre idee. Per Le Donne vuole cambiare rotta dimostrando nella pratica di tutti i giorni che vale la pena aprirsi, e, di più, che aprirsi con fiducia e solidarietà agli altri è l’unica strada per ricominciare a stare bene” conclude Poggi.

A presentarci in anteprima i dati del questionario è Ilaria Laghi, sociologa e referente della ricerca di Per Le Donne, che insieme a Elena Angelini e Daniela Cavuoto, ha curato l’indagine. “Nel circondario imolese la donna lavoratrice denuncia a gran voce la scarsità di tre risorse fondamentali: il tempo, i soldi e …le relazioni solidali. Inseriti in una prospettiva di progettazione innovativa delle politiche locali per la parità di genere, questi risultati sono rivelatori di nuovi interventi in cui il volontariato in collaborazione con l’amministrazione locale, sa e può svolgere un ruolo importante e risolutivo

In sintesi la donna che l’indagine di Per Le Donne, nonostante la pandemia e i lockdown, è riuscita a intercettare e ascoltare, ci dice che sente la mancanza di tempo, soldi e relazioni di fiducia e che in questa condizione di vita lo stato d’animo che prevale è lo stress e i suoi correlati ossia ansia, nervosismo, stanchezza…Con l’aiuto della dott.ssa Laghi abbiamo provato ad andare oltre le percentuali e a leggere più approfonditamente queste risposte.

La mancanza di tempo è vincolata principalmente a due aspetti: il primo appartiene alla vita privata e famigliare e riguarda la scarsa collaborazione del partner nella organizzazione domestica e soprattutto la scarsa condivisione di responsabilità e scelte quotidiane che rimangono tutte a carico della sola donna. Il secondo aspetto appartiene alla vita professionale e riguarda il difficile accesso a dispositivi di flessibilità lavorativa quali ad esempio il part-time e lo smart working. La conseguenza della scarsa flessibilità lavorativa espone al rischio di una rinuncia forzata alla professione da parte della donna la cui presenza è necessaria su fronti diversi e concorrenti. “Teniamo anche conto che in seguito alla pandemia e durante i lockdown, le cose da questo punto di vista sono degenerate: il tempo dedicato alla gestione domestica è aumentato per molte donne così come la gestione dei figli in seguito alla chiusura delle scuole”, specifica Laghi. La mancanza di sicurezza economica è declinata certamente in termini di precarietà contrattuale, e quindi economica, ma anche in termini di iniquità salariale e divario economico di genere, tutte variabili che naturalmente hanno un impatto sulla autonomia e la libertà di scelta della donna.

La mancanza di relazioni di fiducia e sostegno ci parlano di un diffuso senso di isolamento, esasperato dall’emergenza pandemica, che non conosce la relazione di amicizia e vicinato né tantomeno la solidarietà tra cittadine\i. “Emerge evidentemente la disgregazione della rete sociale extra-famigliare che fino a un paio di generazioni fa permetteva a ciascuna di noi di sentirsi protetta e sostenuta oltre le proprie possibilità e capacità personali e in integrazione, compensazione o, di frequente, in sostituzione di quelle famigliari”, ci fa notare Laghi.

In questo quadro i servizi alla persona risultano poco adeguati ai ritmi quotidiani e alla diversificazione dei bisogni delle donne lavoratrici. Le risposte e la loro connessione rivelano due principali necessità: da una parte quella di sincronizzare e aggiornare i servizi alla persona con i ritmi e i bisogni diversificati e contingenti delle cittadine lavoratrici; dall’altra, la co-progettazione di nuovi servizi che mettano al centro la persona e le sue reali condizioni di vita quotidiana. “La nuova frontiera è una evoluzione dei servizi alla persona che veda la partecipazione, secondo le rispettive competenze e funzioni, di tutti i soggettiistituzionali, imprenditoriali e civili – che compongono la comunità locale e contribuiscono alla qualità di vita dei\lle sue\oi cittadini\e. Si pensi ad esempio ad asili aziendali aperti 24 ore su 24 per genitori turnisti e corse serali e notturne dei mezzi pubblici o sportelli sociosanitari aperti dopo gli orari di ufficio…”

Le difficoltà nel conciliare il tuo lavoro con la vita privata quale stato d’animo e\o quale stato fisico ti procurano? Ci tengo a fermare la nostra attenzione su questa domanda del questionario che contrariamente alle rilevazioni statistiche più diffuse, si concentra sugli aspetti emotivi e psicologici della dis\organizzazione e discriminazione sociale. Il punto qual è? La mancanza di armonia tra lavoro e famiglia ha delle ricadute sulla qualità di vita e spesso sulla salute delle nostre cittadine e quindi della nostra comunità. Sul report dei risultati di questa indagine, in via di pubblicazione, a questo proposito leggiamo:

Va riconosciuto pertanto un ulteriore bisogno della donna ovvero la necessità di essere supportata adeguatamente, la necessità di avere un sostegno psicologico, affettivo, emotivo e morale. Questo sostegno deve essere realizzato attraverso interventi che permettano alle donne di affrontare tutte le manifestazioni correlate a fattori stressogeni, all’affaticamento non solo fisico ma soprattutto della sfera psico-affettiva ed emotiva. Tutto questo si può ottenere attraverso l’attivazione di servizi specifici di counseling e di supporto psicologico e psicoterapeutico. Le associazioni saprebbero fornire spazi di incontro, di ascolto e di parola gestiti dalle donne stesse e aperti a tutte coloro che si trovano in situazioni di disagio e di difficoltà affini. In questo quadro assumono un ruolo importante anche percorsi mediazione familiare e mediazione dei conflitti soprattutto se la situazione di difficoltà della donna coinvolge di riflesso i membri della famiglia”

Mai come ora occorre che la comunità, tutta insieme, si prenda cura dei “sintomi” di del disordine e della iniquità legate alla questione di genere. La nostra visione è proprio questa: da qui, da interventi locali in ambito della parità di genere, si possono generare nuovi percorsi di guarigione e benessere collettivi. E a dirlo non sono certamente solo i risultati del nostro questionario.” conclude Laghi.

L’indagine di Per Le Donne sulla conciliazione di vita professionale e domestica delle donne che vivono nel circondario imolese apre il nostro panorama a nuove strade e possibilità nella costruzione di un nuovo benessere di comunità a partire dalla parità di genere. In questa prospettiva il volontariato può e sa assumersi una funzione innovativa e risolutiva molto importante nell’avviare interventi di welfare e rigenerazione di comunità in collaborazione con le istituzioni e le imprese locali.

Per informazioni

Per Le donne | Ilaria Laghi | dott.ilarialaghi@gmail.com

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