Il Volontariato d’impresa è un progetto in cui l’impresa incoraggia, supporta o organizza la partecipazione attiva e concreta del proprio personale alla vita della comunità locale o a sostegno di organizzazioni non profit durante l’orario di lavoro.
La definizione proviene dalla guida realizzata nel 2011 da Fondazione Sodalitas, Ciessevi e Cergas nell’ambito di un percorso laboratoriale che ha messo a confronto 11 imprese (ABB, Accenture, Edison, Gruppo Filo Diretto, Holcim Italia, IBM, KPMG, L’Oreal, Sandvik, Terna, UBS) e 17 organizzazioni nonprofit (ABIO, AISM, Archè, Banco Alimentare, CIAI, Colomba, Comunità Nuova, COOPI, Fondazione EnaipLombardia, Fondazione Aiutare i bambini, Fondazione Ivo de Carneri, Humana People to People, Legambiente, Noi Genitori, Società San Vincenzo de Paoli, VISPE, WWF) per capire come progettare, realizzare e valutare le opportunità del Volontariato d’Impresa.
La collaborazione tra Imprese e Comunità ha una lunga tradizione nel mondo anglosassone dove ormai da anni i dipendenti delle aziende possono scegliere di svolgere, in orario lavorativo, un servizio di volontariato, in ambito locale ma anche in comunità lontane dal raggio d’azione dell’impresa.
A caratterizzare queste esperienze di volontariato sono l’intento solidaristico e un forte spirito pragmatico: il personale mette a disposizione della comunità le proprie competenze e qualifiche professionali e ne riceve in cambio la possibilità di arricchirsi profondamente dal punto di vista umano. Può accadere così che, a fronte di un limitato decurtamento dallo stipendio, un consulente finanziario si trasferisca in Mongolia per tre mesi per occuparsi di un incubatore d’impresa o che un dipendente di una banca inglese insegni agli scolari locali in che modo gestire i propri soldi.
Le aziende non fanno tutto ciò solo per altruismo o per un semplice ritorno d’immagine. “Far volontariato – spiega il Financial Times in un articolo pubblicato nel 2009 – offre agli impiegati la possibilità concreta di vivere una molteplicità di esperienze sviluppando la propria leadership o entrando in contatto con i mercati in via di sviluppo, e può rivelarsi anche uno strumento efficace per trattenere personale assunto da tempo e desideroso di cimentarsi in nuove sfide. In quest’epoca di recessione sostenere il volontariato significa anche aiutare le imprese a non disperdere il personale e a mantenerlo motivato in periodi di stasi”.
In Italia il volontariato aziendale è ancora in uno stato embrionale ma, grazie anche alla partecipazione attiva dei Centri di Servizio per il Volontariato, aziende e terzo settore iniziano a studiare le buone pratiche sul territorio e a sperimentarne di nuove.
Tra i progetti in atto, il portale CSVnet riporta il caso di Belluno dove per il secondo anno consecutivo alcuni dipendenti della ditta Eliwell Controls srl di Pieve d’Alpago, durante il regolare orario di lavoro, collaborano per quattro ore alla settimana alle attività proposte da associazioni del territorio.
Cresce l’interesse di aziende e ONP verso il volontariato d’impresa ma la guida realizzata da Fondazione Sodalitas mette in guardia sulle criticità (asimmetria informativa, carente formazione dei dipendenti-volontari) e sulle condizioni che decretano il successo del progetto: “l’iniziativa di volontariato aziendale si configura come una vera e propria partnership che va costruita nel tempo attraverso la relazione di fiducia, la consapevolezza reciproca e la capacità di declinare nei diversi ambiti obiettivi talvolta differenti ma finalizzati al raggiungimento della creazione di valore comune”.
I vantaggi che se ne possono trarre sono tanti e ne beneficiano tutti gli attori in gioco. Per le aziende i progetti di volontariato accrescono il “valore” d’impresa: fidelizzano e motivano il personale, aumentano il consenso e la visibilità dell’azienda nella comunità locale e migliorano le relazioni con gli stakeholder. Per le organizzazioni non profit rappresentano invece la possibilità di investire più risorse sui servizi sociali e culturali; un’occasione importante per far conoscere la propria mission in contesti differenti dai propri canali abituali e per disporre di competenze innovative, altrimenti troppo onerose, per realizzare interventi più efficaci. Tutto a beneficio della comunità.
A Bologna e in Emilia – Romagna Impronta Etica da più di dieci anni promuove la cultura della RSI e della sostenibilità, tra i soci di Impronta si annoverano le principali imprese e cooperative bolognesi e nazionali e oltre ai servizi e ai progetti innovativi sul territorio, conduce attività di documentazione e ricerca in questo ambito. L’inchiesta multimediale include un’intervista a Maria Luisa Parmigiani, Segretario generale di Impronta, che ci presenta una panoramica storica e casi esemplari della RSI targata Bologna.